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Libro del mese – Giugno 2019 – PISA IDENTITA’ E TRADIZIONI

19 Giugno 2019

INTERVISTA AGLI AUTORI
Gabriella Garzella, storica e archeologa medievale, già professore associato all’Università di Pisa, e Giuseppe Meucci, giornalista della Nazione e scrittore, sono i curatori di “Pisa. Identità e tradizioni”, il nostro nuovo volume dedicato al “Giugno Pisano”, il mese in cui si concentrano tre delle tradizioni storiche che connotano la città e la memoria di Pisa. Ma ce ne sono molte di più, riscoperte anche in anni recenti, che scandiscono un calendario di feste cittadine in stretta connessione con la devozione.

Negli ultimi decenni, la bibliografia sulle tradizioni storiche di Pisa si è incredibilmente moltiplicata. Qual è la particolarità di “Pisa, identità e tradizioni”?

Gabriella Garzella: “La vera novità di questo libro, voluto dal Comune di Pisa, è che per la prima volta si raccoglie in un’unica pubblicazione il corposo panorama di appuntamenti legati alla storia della città: dalla Luminara di San Ranieri al Gioco del Ponte, dal Palio di San Ranieri alla Regata delle Repubbliche Marinare, fino ai santi pisani, che in qualche modo sono il punto di avvio di quelle che possiamo definire tradizioni popolari della città”.

Giuseppe Meucci: “Si tratta di un volume a più voci e le voci sono in larga parte di pisani che hanno vissuto le tradizioni qui raccontate e che in qualche modo hanno contribuito e ancora contribuiscono a renderle vive e a conservarle. Anche i saggi di studiosi come Gabriella Garzella, Francesca Barsotti, Maria Luisa Ceccarelli Lemut e Manuel Rossi si inseriscono in un contesto che vuole essere allo stesso tempo divulgativo ma anche definitivo. Ci sono ancora luoghi comuni o informazioni imprecise che assumono un’aura leggendaria, che è poi la cifra di tante tradizioni popolari, fra le quali questo libro cerca di mettere ordine restituendo loro un fondamento realmente storico”.

Alcune feste citate nel libro si sono via via perse in termini di attesa e di partecipazione attiva. Per esempio?

Gabriella Garzella: “Per esempio la più antica festa cittadina, quella di Santa Maria di mezz’Agosto che, come ci racconta nel libro Maria Luisa Ceccarelli Lemut, era la più importante della città. In un frammento di statuto del Comune di Pisa risalente al 1275 si stabiliva che nella vigilia della festività ogni capofamiglia offrisse nella cattedrale una candela. Mentre, un secolo prima, sappiamo che a Pisa per quella occasione si teneva un grande mercato fuori città, poco a nord della cattedrale, che richiamava una gran quantità di persone da tutta la Toscana”.

E invece la Luminara di San Ranieri e il Gioco del Ponte hanno avuto una certa continuità, almeno fino ai giorni nostri.

Giuseppe Meucci: “Sono nate molto dopo rispetto all’Assunta e l’unica vera tradizione che ha una continuità nel tempo è la Luminara. Il Gioco, invece, inventato dai Medici durante la loro dominazione, fu interrotto nel 1767 e ripreso solo un secolo e mezzo dopo. Un tempo talmente dilatato da farlo in pratica dimenticare tanto che, quando durante il Fascismo viene rispolverato, e poi ancora dal Dopoguerra a oggi, ha conosciuto una lunga interruzione a partire dai primi anni Sessanta fino al 1982, quando fu ripristinato dal sindaco Bulleri.

Le feste e le tradizioni cittadine hanno almeno un tratto comune.

Gabriella Garzella: “È certamente l’Arno, che è l’asse su cui vive la città di Pisa. Ancora oggi, sebbene il fiume non svolga lo stesso ruolo, importantissimo, che ebbe invece nel passato, l’Arno è per tutti noi un inevitabile punto di riferimento e di scansione del nostro spazio. Le feste pisane si innestano in questo contesto, pensiamo alla Luminara, con la processione del Santo in Arno, alle regate, al Gioco del Ponte”.

Giuseppe Meucci: “Anche il risorgere del Gioco è legato all’Arno. Ricordiamo che nel 1947, il primo sindaco del dopoguerra, Italo Bargagna, fece un tentativo dal quale poi dovette recedere. Il Ponte di Mezzo era stato bombardato e Bargagna lo fece svolgere dentro l’Arena Garibaldi. Ma alla fine dovette attendere la ricostruzione del Ponte di Mezzo per riportarlo sui Lungarni nel 1950.

L’apparato fotografico del libro ha delle particolarità e anche qualche novità.

Beppe Meucci: “Molte immagini provengono dall’archivio Pacini, altre sono della fotografa Irene Taddei, un’altra, che certamente in molti apprezzeranno è un disegno della collezione della Fondazione Pisa oggi esposto nella Biblioteca di Palazzo Blu. Realizzato a inchiostro e matita, del XVIII secolo, della scuola di Gozzi, il soggetto di questo disegno è il Gioco del Ponte. La bellissima foto di copertina, invece, è stata concessa dal fotografo Ivan Rossi”.

Gabriella Garzella: “E poi abbiamo fotografato e inserito nel libro anche la cappella di Santa Bona, dentro l’aeroporto di Pisa. Santa Bona è una santa pisana ed è la patrona delle hostess. Il suo culto è stato una riscoperta recente. Abbiamo scelto di inserire la foto della cappella a lei dedicata perché ci sembrava interessante dare significato a cose e aspetti che nel nostro quotidiano ci passano davanti agli occhi quasi senza che li notiamo, mentre invece hanno una storia e un passato da raccontarci”.

E infine c’è un inedito che lascerà sorpresi tanti pisani e non solo.

Gabriella Garzella: “Stiamo parlando del saggio di Manuel Rossi, un giovane archivista, che ha ritrovato un manoscritto dal quale emerge una incredibile proiezione internazionale del Gioco del Ponte. Una scoperta sfuggita a tanti cultori di questa tradizione: ma lasciamo la sorpresa ai lettori!”.

Identità e tradizioni, cosa significa?

Giuseppe Meucci: “Nel volume si dà rilievo alla riscoperta delle tradizioni che certamente contribuiscono a costruire l’identità di una città. Una identità composita, nella quale occupa un capitolo importante il Medioevo con la gloria della Repubblica Marinara, ma si completa nei secoli successivi, con i Medici e i Lorena, le tracce della cui presenza sono leggibili ancora oggi in molti luoghi significativi: da piazza dei Cavalieri ai Lungarni Ecco, l’identità pisana che oggi abbiamo sott’occhio è la somma di tutte queste stagioni”.

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