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Libro del mese – Febbraio 2021 – Costruire un cammino

17 Febbraio 2021

“Costruire un cammino. Manuale per esperti e principianti. L’esperienza toscana”, a cura di Barbara Gizzi

Camminare è in fondo il modo più antico di viaggiare e il suo valore, si direbbe terapeutico per il corpo e per l’anima, negli anni recenti è stato ampiamente riscoperto e valorizzato. Tra le promotrici del nuovo risveglio di un turismo dell’anima, lento e benefico, c’è Barbara Gizzi, esperta di progettazione dei sistemi turistici e sostenibili, e ricercatrice, per la Regione Toscana, di alcuni Censimenti di cammini regionali. Da questa esperienza aveva preso le mosse il suo primo libro, “Camminare in Toscana. Storia e identità in sei percorsi”, pubblicato da Pacini Editore, attraverso cui l’autrice presenta sei cammini da riscoprire tra fede e storia. Ora, assieme a due esperti, Andrea Carubi e Raffaele Mannelli, Gizzi torna a pubblicare con Pacini Editore un nuovo libro in tema di Cammini, questa volta con l’obiettivo di offrire agli addetti ai lavori, e non solo, un manuale che, partendo dall’esperienza toscana, faciliti, sotto il profilo delle necessità e delle norme in materia la strutturazione dei cammini nei diversi territori.

 

Gizzi, la Toscana è la terra dei cammini, quello della via Francigena è forse il più noto e percorso. Grazie a numerosi anni di esperienza e pratica, la Regione Toscana si è dotata di una precisa normativa per dare una struttura e spingere a collaborazioni fra le istituzioni.Un cammino richiede un importante lavoro di approfondimento anche sul piano organizzativo.

“Sì, anche per questa ragione abbiamo voluto mettere a disposizione di enti, istituzioni, professionisti le competenze che abbiamo acquisito nella nostra esperienza di strutturazione dei cammini in Toscana. Lavorando nel mondo dei cammini, mi sono resa conto di quanto sia forte l’esigenza di avere a disposizione una sorta di bussola per portare avanti in modo coerente, la costruzione dei cammini, che sono a tutti gli effetti infrastrutture dei nostri territori”.

 

La Toscana in questo è stata pioniera e ha così arricchito la sua offerta turistica, ora anche in chiave anti-pandemia.

“Sì, è la prima regione ad aver strutturato questa offerta turistica, ponendo attenzione alla qualità dei servizi. La possibilità di fruire dei cammini è ora migliore e ancor più gratificante. Nel contesto della pandemia, la fruizione del territorio attraverso i cammini è l’offerta turistica più azzeccata, perché non solo si evita il contatto fisico, ma risponde alla necessità principale delle persone, muoversi, fare turismo attivo e di natura. Insomma, ora è il momento giusto per andare all’aria aperta”.

 

Un turismo di prossimità nell’ottica del benessere?

“Sappiamo che il turismo di prossimità si sta espandendo perché permette a tanta gente di scoprire che la bellezza è davvero dietro l’angolo. Prima, in un certo senso, viaggiavamo inquieti, inquinando. Da un vincolo esterno è nata una opportunità, quella di fruire del territorio e delle sue bellezze”.

 

Cosa dà un cammino?

“La guarigione, non solo spirituale ma anche fisica. Camminare è guarire, da drammi, paure, blocchi. In Emilia-Romagna, lavorando sul cammino “Via Romea Strata”, ho conosciuto una donna con la quale percorreremo il Cammino di San Jacopo in primavera. Ha recentemente subito un grave lutto e camminerà a primavera per guarire da quel dolore. C’è in questo tipo di turismo un aspetto umano diverso dagli altri. Ognuno, ha la propria motivazione, unica, nel camminare”.

 

Raffaele Mannelli e Andrea Carubi da almeno un decennio tengono le fila, per la Regione Toscana, di tutto quello che ruota intorno ai molti cammini che intersecano il territorio. L’aspetto della valorizzazione, in termini di promozione turistica, è secondario rispetto alla gestione di rapporti, sensibilità, regole e sistemi di accoglienza.

 

Mannelli, ogni Cammino ne richiede un altro, talora a ostacoli, che chiama le istituzioni a collaborare.

“Sì, perché i tracciati ricadono su più giurisdizioni, in primo luogo quelle dei Comuni che sono attraversati da quel percorso. Dopo che il Consiglio d’Europa ha riconosciuto il primo cammino, quello di Santiago, ne sono seguiti altri, come la Via Francigena su cui si è intensamente lavorato. La cultura dei Cammini si è gradualmente diffusa. Il percorso di costruzione dei Cammini ha messo gli enti locali di fronte a una serie di decisioni, azioni, adempimenti e norme. In primo luogo i Comuni, deputati a tenere in vita questa infrastruttura leggera sul territorio, sono impegnati nelle manutenzioni annuali. In secondo luogo devono rispondere alle numerose richieste che i camminatori formulano al loro passaggio, segnalano problematiche, criticità, disfunzioni, ma anche bellezza, piacere di trovare un tracciato curato e ben segnalato. Nel contributo a questo volume abbiamo cercato di mettere a disposizione le nostre conoscenze, maturate nel corso dalla nostra esperienza lavorativa; abbiamo cercato di fornire a chi si trova ad affrontare per la prima volta il tema della costruzione di un Cammino, un esempio di come inquadrarlo nel proprio ente locale e con quanti soggetti è importante entrare in contatto. Regione, Provincia, Diocesi, Parchi, Aree protette, Associazioni. Una molteplicità di soggetti con cui interagire e fare rete.

 

Carubi, una collaborazione è possibile?

“La Regione Toscana è stata la prima a pensare ai Cammini come sistema. Nel 2016, il ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini istituì l’anno dei cammini. Noi all’epoca organizzammo un evento importante a Spineto a cui invitammo tutte le regioni confinanti con la Toscana e attraversate dai cammini. Fu per tutti un modello di confronto e di condivisione. Da lì sono iniziati i primi importanti passi. L’importante è tenere insieme il sistema e noi abbiamo tentato di tenere insieme questa rete. La Via Francigena è un esempio di collaborazione tra le regioni. Ma c’è di più: tra i soggetti interessati ai Cammini ci sono anche il Ministero dei Beni Culturali, dell’Ambiente, dell’Agricoltura, ciascuno con il proprio ‘taglio’, dalle vie dell’arte a quelle della transumanza. Le Camere di commercio, inoltre, hanno messo in piedi dei network e anche la Conferenza episcopale italiana ha organizzato diversi simposi, per esempio per caratterizzare i cammini di fede. Abbiamo poi scoperto che esistono una quindicina di università che hanno sviluppato ricerche specifiche sui cammini e persino la magistratura si è occupata di questi temi. Insomma, l’attenzione esiste ma è necessario anche fare sintesi tra tutti questi attori”.

 

Il libro, quindi, è un punto di partenza per iniziare a mettere ordine in questa gora variegata di competenze.

“In qualche modo sì. È un volume che spiega come prepararsi per fare in modo che il Cammino esista, sia riconosciuto e chiami alle responsabilità tutti i suoi attori. È a tutti gli effetti una infrastruttura del territorio, sulla quale si invitano le persone a muoversi per conoscerlo. Questo comporta il mantenimento di livelli di sicurezza del tracciato e, prima ancora, che gli enti siano consapevoli dell’esistenza del tracciato stesso. Anni fa c’erano cammini dei quali i Comuni ignoravano l’esistenza fino a quando non si verificava qualche evento critico. Gestire questi tracciati richieste attenzioni di carattere amministrativo, giuridico, tecnico. Tutti aspetti che nel nostro manuale segnaliamo fornendo anche con una essenziale appendice giuridica. La nostra esperienza non vuole essere un paradigma complessivo, ma solo uno strumento di facilitazione per future esperienze in Toscana ed in altri territori.

 

 

 

 

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