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Libro del mese – Maggio 2018

4 Maggio 2018

Intervista a Angelo Buonomo

Leggere la rigenerazione urbana attraverso storie “dentro” le esperienze sono il titolo e il sottotitolo ma in realtà sono la migliore sintesi per presentare questo libro.


La lettura da dentro infatti
 è stato il modo per suggerire direzioni, non per costruire nuove definizioni o nuovi paradigmi.


E in questo libro sono sei le direzioni significative
 perché mettono in gioco altrettanti concetti sostanziali al processo di innovazione sociale in atto in Italia e non solo: la contaminazione necessaria – o la cucitura, come l’abbiamo chiamata in questa pubblicazione –, la comunità orizzontale, la cultura che produce coesione sociale, l’ambiente praticabile, il riscatto sociale, l’abitare di senso.


Ne abbiamo parlato con uno dei direttori della collana “New Fabric”, Angelo Buonomo.

Angelo Buonomo, classe 1989, si occupa di riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie, cooperazione e welfare. Segue progetti di formazione, innovazione sociale e rigenerazione. È il curatore dell’indagine conoscitiva “I beni confiscati come opportunità di sviluppo” e di “Cooperare per la legalità. La cooperazione nei beni confiscati”. È membro della Segreteria regionale di Libera Campania. Dopo aver partecipato con il proprio racconto alla call PRiNT è entrato nella direzione della collana New Fabric di Pacini Editore.

 
Leggere la rigenerazione urbana. Storie da “dentro” le esperienze,di che cosa si tratta?

Leggere la rigenerazione urbana. Storie da “dentro” le esperienze è un libro collettivo, una voce corale e biodiversa sulle pratiche di rigenerazione, sulle esperienze concrete di riscatto. È una novità, in primo luogo per il modo in cui nasce, da una call pubblica aperta a tutti, in secondo luogo perché gli autori che raccontano le storie si sono conosciuti grazie al libro, infine perché “restituisce” la parola a coloro che sono gli attivatori di queste storie. Spesso infatti le esperienze vengono raccontate dall’esterno, da esperti, da ricercatori, da giornalisti.Leggere la rigenerazione urbana. Storie da “dentro” le esperienze invece è il modo per dare voce a chi vive quotidianamente processi che parlano di riscatto, bellezza, cultura, ambiente e sviluppo locale. Per queste ragioni il libro è potente, poiché mette in luce che è possibile praticare un cambiamento concreto grazie al riuso di beni e a processi di rigenerazione urbana. I testi dialogano con il lettore, lo fanno sentire “dentro” facendo provare che è possibile intraprendere queste sfide per rendere i territori reattivi.

 

Come nasce l’idea di questo libro?

Il libro nasce da un esperimento che possiamo dire assolutamente riuscito. I racconti sono stati raccolti attraverso una call pubblica aperta a tutti, “PRiNT Raccontare per trasformare”. Alla chiusura della call si contavano 99 racconti che sono insieme esperienze, persone, storie collettive. Un numero straordinario che ci fa comprendere la necessità di raccontare e raccontarsi. Il percorso della call è un vero e proprio atto di coraggio da parte della collana “New Fabric” e di Pacini Editore. In un tempo denso di trasformazioni e capovolgimenti è sempre più necessario trovare la strada per raccontare i mutamenti. Miguel Benasayag dice che «La nostra società ha fatto diventare regola l’imperativo della comunicazione. L’agire può essere comune, può essere condiviso, ma non si comunica». L’agire è difficile da comunicare, da raccontare, da spiegare. La collana “New Fabric” ha avuto l’intuizione di capire che questo è vero. Chi ha scritto per partecipare alla call ha avuto la possibilità di fermarsi, riflettere, immaginare un proprio racconto. Nessuna storia è autoreferenziale perché la call PRiNT ha offerto la possibilità ai partecipanti di narrare “l’agire comune”. Per dirla con le parole di Francesco Morace: grazie al libro possiamo passare dallo “storytelling” allo “storydoing”, al racconto del fare, ovvero a quel racconto dell’agire il cambiamento. La collana e la casa editrice hanno messo a disposizione uno spazio e la risposta è stata incredibile. 

 

 

Qual è stata la sua esperienza di scrittura? Che cosa ha significato?

Ho scritto perché la call ha dato alle esperienze dirette la possibilità di prendere la parola e di narrare la trasformazione. Dagli autori emerge il bisogno di condividere storie ed esperienze. Le realtà che abbiamo raccontato non le immaginiamo come modello monolitico a cui ispirarsi, si tratta invece esempi concreti che restiuiscono il senso del possibile, del riscatto come pratica. Io ad esempio ho scelto di raccontare un’esperienza di un territorio di 25 mila abitanti, chiuso in una tenaglia narrativa che vede da una parte il mondo accademico che è interessato al quel territorio per la straordinaria bellezza del patrimonio archeologico e culturale e dall’altra i cittadini, le persone che si sentono sempre più rassegnate. Il bisogno di raccontare è il senso, l’orizzonte che è possibile praticare alternative, vincere la rassegnazione e realizzare il cambiamento. È la capacità di stare in mezzo, ricostruendo un corso degli eventi che sia quanto più possibile vicino alla realtà. Rigenerazione vuol dire dare nuova vita ai territori e ai luoghi, recuperare bellezza, ma soprattutto prendersi cura, costruire legami e solidarietà, praticare nuovi modi per vivere insieme e condividere. Rigenerare non è un murales, è piuttosto un processo di cambiamento che ha che fare con le relazioni, con lo scambio e con la pratica dei mutamenti.

 

Dalla pubblicazione del libro è natoun vero e proprio tour, per la precsione un “PRiNTour”, giusto?

Milano, Roma, Palermo, Napoli, Firenze, Verona, Trento, Ravenna, Pescara. PRiNTour è il giro di presentazioni che è nato dalla pubblicazione del libro. Un tour del Paese inusuale perché le presentazioni sono state promosse dagli autori, dalle esperienze che hanno partecipato alla call (alcune anche tra quelle che non sono state inserite nel libro), organizzate in modo partecipativo e coinvolgente. Quello che non si riesce ad esprimere e a raccontare per iscritto sono i sorrisi, gli scambi, la bellezza dei luoghi, gli sguardi e la voglia delle persone coinvolte, l’impegno degli attivisti. Leggere la rigenerazione urbana. Storie da “dentro” le esperienze è tutto questo ma PRiNTour è diventato sempre di più uno strumento per incrociare, connettere, condividere.Un racconto di racconti da leggere ad alta voce, insieme, per scoprire tratti ricorrenti, traiettorie di cambiamento, storie di riscatto individuale e collettivo.Un giro di presentazioni che è uscito dai circuiti tradizionali per assumere da subito il senso di un processo, di qualcosa di dinamico che si esprime nella densità delle relazioni umane. Il libro è diventato un pretesto per discutere, per confrontarsi, per generare nuovi percorsi. In questo senso si comprende che la rigenerazione non è una questione di decoro, ma assume un valore che ha che fare con la comunità. Per questo uno dei temi emersi dal tour di presentazioni è quello della rigenerazione intesa come rigenerazione sociale. 

 

Quali saranno i prossimi passi, pensate di replicare l’esperienza della call?

I temi emersi dalle presentazioni ci offrono la possibilità di riflettere in modo approfondito su alcune direzioni da indagare e per proseguire questo processo di ricerca e riflessione collettiva.La call PRiNT di quest’anno 2018 ha le sue radici proprio nel tour di presentazioni. Si evidenzia una riflessione ricorrente, che con linguaggi e modalità diverse si è affermata. Il tema dei temi in questo momento è quello delle professioni, di come muta il lavoro dentro i processi di rigenerazione, è l’indefinito di essere un professionista ma non trovare definizioni.Al Salone del Libro di Torino, nel corso di un evento denso e coinvolgente, lanceremo la nuova call. Andiamo incontro al bisogno di racconto, alla voglia di scrivere.Senza definizioni, navigando verso nuovi orizzonti inesplorati.

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