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Libro del mese – Ottobre 2017

9 Ottobre 2017

Dopo Un paese di carta, esce per la nostra casa editrice il suo secondo romanzo, di cosa si tratta?

Come Un paese di carta, Secondo piano mette in scena personaggi tra due realtà, quella statunitense e quella italiana, e sviluppa un’idea di appartenenza legata a fattori culturali più che geografici o etnici. Ma le somiglianze si fermano lì. Un paese di carta è la storia di una genealogia tutta al femminile che attraversa sessant’anni di storia italiana, mentre Secondo piano si svolge in tempi recenti e si concentra sui tentativi del protagonista maschile, Federico Conti, di decifrare un mondo che si sta facendo incomprensibile.

Un libro che può connotarsi con i colori del “giallo”, è così?

Sì, senz’altro. Credo che il romanzo si sia naturalmente configurato come un giallo proprio perché il protagonista si muove in un contesto segnato da enigmi e allusioni. Si tratta però di un giallo anomalo, come scopre chi ha la pazienza di seguire la vicenda fino alla sua conclusione.

Sotto traccia, e neanche poi tanto, si parla di grandi temi, quale il ruolo della cultura nel panorama contradditorio che ci offre la globalizzazione, qual è la posizione del protagonista del libro? E La sua?

Il libro è un romanzo, non un saggio, quindi non ho voluto appesantirlo con considerazioni teoriche. La ribellione del protagonista al sistema di valori che si sta imponendo dappertutto è istintiva, viscerale. Lui si rende progressivamente conto che la sua frustrazione individuale e professionale è il sintomo di una crisi epocale, si sente un relitto del passato in un mondo che circoscrive il pensiero ai 140 caratteri di un tweet, che fabbrica e diffonde notizie false e tendenziose su scala industriale. Sono questioni che ci riguardano un po’ tutti, e del resto bisognerebbe essere irresponsabili per vivere negli Stati Uniti in questo periodo e non nutrire qualche preoccupazione.

Lei insegna letteratura italiana alla Georgetown University, per scrivere il libro si è ispirata anche alla realtà in cui insegna?

Ho trascorso circa trent’anni della mia vita studiando e lavorando nell’ambiente accademico nordamericano, prima in Canada e poi negli Stati Uniti, quindi la mia conoscenza di questo mondo non è limitata a Georgetown. Ho anzi cercato di creare una certa distanza tra la mia biografia e la finzione letteraria ambientando la vicenda in una piccola università immaginaria, Harville University, nella valle dello Hudson, lontana dunque per tipologia e geografia da Georgetown, la più grande ed antica università di Washington.

Il primo romanzo possiamo dire che è stato un gran bel successo, ha già in mente un tour di presentazioni, che magari preveda anche qualche tappa italiana?

Forse la più grande soddisfazione che mi ha dato Un paese di carta è stata proprio quella di dialogare con tanti lettori intelligenti e sensibili, da Washington a Venezia, da Napoli al New Jersey. Questi incontri hanno arricchito la mia stessa comprensione del romanzo, portando alla luce aspetti di cui non ero pienamente consapevole, dalle scelte onomastiche alla simbologia lunare. I dettagli sono ancora tutti da definire, ma spero certamente di riprendere al più presto il viaggio con Secondo piano!

 

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