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Tomasi di Lampedusa e i luoghi del Gattopardo: la nuova edizione del saggio narrativo di Maria Antonietta Ferraloro

24 Gennaio 2024

 

Tomasi di Lampedusa e i luoghi del Gattopardo, di Maria Antonietta Ferraloro

Tomasi di Lampedusa e i luoghi del Gattopardo è un libro pubblicato per la prima volta da Pacini Editore nel 2013, scritto dalla studiosa Maria Antonietta Ferraloro, autrice anche del saggio L’opera orologio, sempre dedicato all’opera di Giuseppe Tomasi di Lampedusa.

Il libro ricostruisce nei dettagli il soggiorno a Ficarra, nell’estate del 1943, che Giuseppe Tomasi di Lampedusa fece insieme alla madre e alla moglie. Lo riconsegna al particolare contesto storico di riferimento, un periodo cruciale per le sorti dell’Italia e della guerra. E dimostra quanto il piccolo borgo dei Nebrodi sia stato rilevante, a livello di seme narrativo, per il Gattopardo.

Nello stesso tempo, però, compie un viaggio testuale dentro le strutture narrative, concettuali, cronotopiche di un classico tra i più amati. E si propone di dar conto della raffinata anagrafe culturale di Lampedusa e dell’estrema varietà di modelli e fonti presenti nel Gattopardo.

Professoressa Ferraloro, perché ha pensato di fare una nuova edizione del libro?

Sin dall’uscita del primo saggio dedicato allo scrittore palermitano, nel 2013, non ho mai più smesso, in realtà, di occuparmene. Di provare a mettere assieme i pezzetti mancanti di una biografia che continua a rimanere quella di un «personaggio famoso ma sfuggente». Tomasi era introverso, silenzioso, misterioso. La sua vita interiore è ricchissima; invece, quella sociale è ridotta all’osso. Nello stesso tempo, ho continuato a riattraversare i luoghi che il principe ha reso fertili con la sua semplice presenza, consegnandoli a un immaginario collettivo. I luoghi dove ha vissuto o ha soggiornato, anche per breve tempo, come Ficarra, ma che hanno finito comunque con l’essere parte della sua mappa narrativa. Ho messo insieme ulteriori riscontri e suggestioni e indizi. Seguito nuove linee di ricerca, ad esempio, quella che mi ha portato ad approfondire il rapporto tra Tomasi e l’antico feudo paterno di Palma. C’erano insomma varie premesse per rivedere il saggio ed ampliarlo.

Che cosa ha cambiato e integrato in questa seconda edizione?

La nuova edizione si presenta innanzitutto con una cartina, che ci permette di inquadrare la Sicilia del Gattopardo, e con una sezione iconografica molto più ampia. Mi sono resa conto infatti che era necessario offrire al lettore anche un racconto fotografico dei luoghi gattopardiani, vista la centralità che questi ultimi assumono all’interno del capolavoro di Lampedusa. Inoltre, vi è anche la copia originale della struggente lettera che Tomasi inviò ai Piccolo, poco prima di morire ed è la prima volta che viene accolta in un libro che non sia una pubblicazione della Fondazione Piccolo di Calanovella, da cui proviene. Infine, nelle pagine finali, il saggio si arricchisce di un lungo inedito, intitolato Una grande avventura.

 

Ha inserito appunto l’inedito Una grande avventura, una lunga conversazione con Gioacchino Lanza Tomasi, perché si tratta di un passaggio così importante?

In questo inedito, ho provato a condensare anni di frequentazioni e amabili conversazioni con Gioacchino Lanza Tomasi, il figlio adottivo di Tomasi di Lampedusa. A partire dal 1982, anno della morte di Licy Wolff, la moglie di Giuseppe Tomasi è toccato a quest’ultimo raccogliere lo straordinario lascito umano e letterario del padre. Uomo di grande cultura, intellettuale di prim’ordine, musicologo raffinatissimo, Gioacchino si è affermato anche, nel tempo, come uno degli esegeti più importanti dell’opera tomasiana. Ho vissuto questa amicizia per quel che è: un grande privilegio. Le sue osservazioni, le sue riflessioni, il suo sguardo sul mondo erano pieni di spunti ed insegnamenti. Ed hanno sicuramente influito non solo sul mio modo di accostarmi a uno dei più grandi autori del Novecento, ma anche alla storia letteraria in genere.

Analizzare, collegare i “luoghi” del Gattopardo, perché è così importante per comprendere l’opera?

La parabola umana di Tomasi di Lampedusa è disastrosa. Nasce in una delle famiglie di più antica nobiltà e di maggiore potere della Sicilia, ma è destinato a morire in povertà. Nel corso della sua vita, in un intreccio doloroso di vicende pubbliche private, quali la guerra, beghe familiari e, soprattutto, una cattiva gestione patrimoniale da parte del padre, verrà via via privato di tutti i suoi punti di riferimento. È come se, nel corso degli anni, gli venisse continuamente tolto terreno sotto i piedi. Questa frana irrefrenabile del mondo conosciuto lo porta a dare grandissimo valore ai luoghi. Come se soltanto questi ultimi potessero racchiudere memorie e testimonianze e ricordi. Proprio per questo quando, negli anni a ridosso della morte, un’intensa fase creativa lo porta a scrivere il Gattopardo o dei racconti meravigliosi, come la Sirena, e a iniziare un nuovo romanzo destinato a rimanere incompiuto, sarà la mappa mentale e affettiva dei luoghi a rivestire un ruolo centrale nel processo ideativo e in quello di scrittura.

Lei ha un legame stretto, e diretto, con la figura di Tomasi di Lampedusa, ce ne parla?

Credo che il principe scrittore, rappresenti il mio incontro, da adulta, con la grande Letteratura. Le opere di scrittori e poeti hanno esercitato da sempre una malia profonda nella mia vita. Però, è grazie alla “scoperta” di Tomasi se l’antico piacere di leggere si intreccia oramai indissolubilmente, sino a diventare un tutt’uno, col piacere della riflessione critica. È vero che all’inizio, la scintilla si è originata da un fatto del tutto personale. Sino ai 19 anni ho vissuto a Ficarra, un piccolo borgo dei Nebrodi, nel messinese, dove Tomasi aveva soggiornato appena tre mesi, nel 1943. La mia idea iniziale era quella di provare a comprendere quanto di vero ci fosse nei racconti che gli anziani passavano a noi bambini e nei quali raccontavano, per l’appunto, di questo nobile d’antico lignaggio, che si era rifugiato lì, nel tentativo di sfuggire alla guerra. E della madre e della moglie che vi si erano trasferite assieme a lui. Volevo capire se, come era già accaduto per tutti i luoghi, dove lui è stato, anche da Ficarra ha attinto personaggi e episodi del Gattopardo.  Di sicuro, non mi sarei mai aspettata di trovare così tanti riscontri. Oramai, è assodato che il mio vecchio paese faccia parte a tutti gli effetti dei luoghi gattopardiani.

La prima edizione ha avuto un grande successo, anche nelle scuole e tra i più giovani, perché secondo lei è un’opera ancora così amata, e così attuale?

Sì, la prima edizione è stata molto fortunata. Gioacchino Lanza Tomasi l’ha definita: «Un saggio pieno di novità e dalla bibliografia importante». E ha voluto tenerla a battesimo, insieme con un altro grande intellettuale, l’antropologo Antonino Buttitta. Si è guadagnata l’attenzione di critici e studiosi anche d’oltreoceano e ha avuto una sua circolazione tra le aule universitarie, dove è stata consigliata in alcuni Corsi di Laurea,  e anche in quelle scolastiche. Continua ad essere molto citata; ha ispirato varie tesi di laurea. Umberto Eco diceva che «Un’opera è al tempo stesso la traccia di ciò che voleva essere e di ciò che di fatto è». Io ho solo immaginato di scrivere un saggio, in cui ricerca storica e letteraria trovassero dei punti di convergenza, assolutamente rigoroso nei suoi riscontri e nel vaglio e nell’uso di documenti e fonti. Desideravo però che fosse anche leggibile, che avesse quasi un passo narrativo. Ciò che ne è venuto, non era certo messo in conto. La sua grande visibilità ha sorpreso me per prima.

A brevissimo uscirà la serie televisiva dedicata proprio a questo romanzo, che cosa ne pensa?

Sono convinta che in Netflix abbiano riflettuto a lungo prima di decidersi a procedere con l’adattamento del Gattopardo. La serie del colosso dello streaming dovrà, per forza di cose misurarsi con due grandi capolavori: il romanzo di Tomasi e il film che ne ha tratto Luchino Visconti. Non so quanto la serialità possa aggiungere o togliere a quest’opera. Mi auguro, tuttavia, qualsiasi siano i risultati che otterrà, che riesca nello scopo di far circolare un classico così importante nello spazio letterario dei ragazzi.

Come tutti i grandi capolavori, anche Il Gattopardo è uno di quei libri che ti cambiano la vita. Capace di consegnarti i suoi doni misteriosi in ogni stagione dell’esistenza. È un romanzo sulla morte; sull’amore; sulle delusioni che ci attendono al varco non appena viene superata la boa della giovinezza. Un’opera-mondo che ti parla con la stessa intensità di politica e fratellanza; di piccoli uomini e grandi personaggi.

Il Gattopardo può guidare le giovani generazioni a conoscere meglio uno dei periodi più importanti della storia d’Italia; irretire i loro piccoli cuori con la travolgente storia d’amore tra Tancredi e Angelica; fargli conoscere più da vicino alcuni strani meccanismi politici delle nostre società; e ultimo, ma non certo per ordine d’importanza; educarli al valore della letterarietà, cioè alla bellezza della Letteratura.

Quali progetti per questa nuova edizione?

I libri assomigliano ai figli. Se ne vanno in giro come e quando vogliono loro. Nello stesso tempo, però, riescono sempre anche a sorprenderti, con dei doni inaspettati. Questa nuova edizione, ad esempio, ha già ispirato un Tg2 Dossier intitolato Sulle tracce del Gattopardo e curato dalla giornalista Adriana Pannitteri. Per quasi una settimana, con la truppa pari abbiamo percorso il lungo e largo i luoghi di Tomasi e del suo romanzo. È stata un’esperienza coinvolgete e bella, che ancora una volta mi ha fatto toccare con mano la magia che questo grande autore continua a spargere, a piene mani, tra i suoi lettori ed estimatori.

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