Breve storia illustrata di San Miniato

Franco Cardini

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Informazioni tecniche

ISBN
978-88-6995-818-2
Caratteristiche
2020 • 10,5x18 cm • 144 pagine • 35 immagini • brossura
Numero collana
43

Descrizione

«San Miniato, per me, significa molte cose. Anzitutto, le gite che di quando in quando ci facevamo, dalla vicina Monteboro, frequente dimora dei tempi di vendemmia quando eravamo ragazzi: alla fine degli anni Cinquanta.

Là, tra filari di viti che non dimenticherò mai, c’era la splendida casa di “Maciò”, e c’è ancora: e c’è ancora lei, che all’epoca era una bella ragazza bionda che alternava la sua residenza tra le colline empolesi, quelle di Sinalunga e le vecchie care strade dell’Oltrarno fiorentino, mentre adesso resta Maciò per gli amici ma è altresì l’ingegner Giulia Brazi Bracci, serena e austera signora che alterna la cura dei suoi molti prediletti animali agli studi sui viaggiatori e gli esploratori toscani del Rinascimento in Asia.

Alla corte di Maciò eravamo in tanti, allora: ragazzi e ragazze. Li ricordo tutti e tutte, uno per uno e una per una, ma il citarli e il citarle sarebbe lungo. Una menzione particolare sento comunque di dover almeno a Umberto Tiberio, allora giovanissimo pioniere del Rock’n Roll e oggi severo e stimato matematico, e a Marco Romoli, artista valoroso quanto il suo grande padre Mario, uno dei più celebri pittori della Firenze del dopoguerra.

Più tardi, a San Miniato mi richiamò con la sua ruvida, brusca simpatia, il fucecchiese Indro Montanelli, che nell’82 m’ invitò a scriver su «Il Giornale». “La conosce Fucecchio?”, mi chiese subito, al nostro primo incontro a Milano; “Preferisco San Miniato”, gli risposi polemico, tanto per cominciar subito a litigare; “Bella roba”, replicò lui. E si avviò così una lunga e bella stagione di collaborazione e di polemiche, specie sul Risorgimento e sulla questione vicino-orientale, temi sui quali la pensavamo in modo abbastanza diverso e amavamo entrambi dilatare à merci il nostro dissenso.

Poi, sarebbe arrivata la collaborazione col Centro Studi sul Tardo Medioevo diretto da Sergio Gensini, abbastanza rapsodica dal momento che le mie ricerche di medievista sono orientate in una direzione un po’ diversa da quella da esso perseguita, e tuttavia amichevole e duratura.

Né posso tacere tanti altri ricordi: le giornate passate all’Hotel Miravalle insieme con gli studenti che, riuniti attorno all’editore Giovanni Volpe, figlio dello storico Gioacchino, e al fraterno amico Marco Tangheroni, purtroppo immaturamente scomparso, animavano un’impegnatissima serie di Lecturae Dantis; le occasioni di collaborazione con la Curia vescovile; le belle serate degli spettacoli dell’Istituto del Dramma Popolare; la rappresentazione di una mia piccola pièce su Francesco d’Assisi, voluta da un francescanista illustre, Raoul Manselli; la splendida serata dell’estate 2005 nella quale ci riunimmo tutti attorno a Franco Scaglia per render omaggio a un’eccezionale figura di francescano archeologo, padre Michele Piccirillo; i molti dibattiti cui ho preso parte, nelle occasioni più varie, sovente generosamente ospitato dalla Carismi, la Cassa di Risparmio di San Miniato; e, last but not least, i frequenti raid tesi a procurarmi panettoni artigianali, mallegato come ormai quasi nessuno produce più in Toscana e, ovviamente, tartufi…»

FRANCO CARDINI

 

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