Nelle Terre del Marmo – Acta Apuana XVIII-XX (2019-2021)

Maestri e geografia nella scultura del Cinquecento

AA.VV.

Volume Il prezzo originale era: 24,00€.Il prezzo attuale è: 22,80€.

Quantità:

Informazioni tecniche

ISBN
979-12-5486-255-1
Caratteristiche
2023 • 21x29,7 • 320 pagine • oltre 200 immagini • brossura con sovraccoperta
Collana

Descrizione

La cospicua serie di saggi che presentiamo al lettore è destinata a illustrare – in particolar modo attraverso la pratica dell’analisi visiva dei manufatti scultorei ma senza trascurare lo studio di committenze e tipologie – l’impiego e la diffusione del marmo carrarese in contesti differenziati sul piano geografico e formale, nel corso del XVI secolo, cioè allorché tale materiale venne in sostanza consacrato quale medium per antonomasia della scultura lapidea.

A questo proposito esiste un documento poco noto e sfruttato in letteratura, che rende perfettamente conto di tale definitiva affermazione del prestigio e della fama del marmo di Carrara ai livelli più alti della committenza.

Con contratto rogato in Roma il 29 gennaio 1522 il cardinal camerlengo Francesco Armellini Medici commissionava ai fratelli scultori senesi Ludovico e Angelo Marrina “duas sepulturas marmoreas ex pulcriori marmore qui reperiri poterit in Urbe”.

Uno di questi due sepolcri d’identica struttura, destinati al prelato e al padre di questi, venne in effetti eretto due anni dopo nella basilica romana di Santa Maria in Trastevere, dove ancora oggi si ammira, mentre del secondo – destinato nelle intenzioni alla città natale dell’Armellini, Perugia – non si ha alcuna informazione (probabilmente, morto il cardinale, non venne neppur cominciato).

La riga che preme ricordare in questa sede è quella in cui il banco degli eredi di Gianfrancesco Martelli e Ludovico Capponi “compagni di Corte di Roma”, garantendo per gli scultori, puntualizza in volgare la qualità del materiale da adottare precisando che i due senesi avevano promesso “farci due sepolture del più bel marmoro che si trovarà in Roma et non di manco bontà di quello di Carrara”.

Il marmo di Carrara, anche rispetto alla fama umanistica dei suoi corrispettivi antichi (si pensi a quello di Paros), valeva persino quale pietra di paragone contrattuale per scultori e committenti di rispetto.

Gabriele Donati, Aldo Galli

 

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