Nessuno è perfetto

Storie di un’assistente sociale di provincia

Maria Teresa Asti

Volume

Informazioni tecniche

ISBN
978-88-6995-858-8
Caratteristiche
2021 • 15x21 cm • 104 pagine • brossura
Disponibilità
ESAURITO
Numero collana
3

Descrizione

È una di quelle giornate novembrine grigie e piovose. Dopo sette ore di servizio sociale, recupero dei figli a scuola, accompagnamento al calcio e supermercato con la piccola, al rientro a casa non c’è spazio per grandi interventi educativi, così mentre sistemo la spesa i bambini si piazzano al televisore. Li lascio fare, poi mi siedo sul divano con loro facendo finta di vedere il film in realtà… mi riposo.

Stanno guardando una commedia americana, del genere Cinema in famiglia. Due sorelle gemelle hanno un padre vedovo incasinato, una loro coetanea vive con una madre single anche lei incasinata. Le tre bambine si coalizzano per far innamorare i due “genitori incasinati” in modo da avere finalmente una famiglia completa. C’è di mezzo un’assistente sociale che verifica come se la cavano i genitori, in particolare il padre, che è deficitario ma molto simpatico.

Nel film l’assistente sociale è il nemico delle bambine perché rappresenta la minaccia dell’allontanamento dal padre il quale risulta inadeguato, ma solo in apparenza. In definitiva un film senza spessore che termina con l’innamoramento dei due genitori e tutti vissero felici e contenti, il ruolo dell’assistente sociale ai miei occhi è marginale e come diceva Benigni in Johnny Stecchino, “non me somiglia pe niente.”

Marginale per me o per altri, ma non per la figlia di un’assistente sociale. È a quel punto che mia figlia di 8 anni con un dolcissimo faccino rotondo mi punta addosso i suoi determinati occhi neri e con fare indagatore scocca la sua freccia riflessiva: “mamma ma allora tu fai un lavoro cattivo?” Sgrano gli occhi ed esco immediatamente dal letargo mentale: “amore perché dici questo?” Lei mi risponde “È quello che si vede nel film. L’assistente sociale non è amica delle bambine e poi sembra contenta quando il babbo sbaglia, gli va sempre in casa a controllare, ma anche tu vai in casa dei bambini?”

Inizio con fare retorico e scontato dicendo che quello è un film, che sono storie di fantasia e non rappresentano la realtà, che si svolge in America. Ma non basta. A quel punto vuole sapere del mio lavoro: “cosa faccio esattamente? Ma ci vado o no, in casa dei bambini?” L’altro figlio capisce l’antifona e comincia con “mamma ho fame quando si mangia?” Prendo la palla al balzo… ”Stasera faccio la carne panata, chi mi aiuta??” Si, mangiamo, ma quella domanda mi è rimasta dentro. Come spiegare a mia figlia e agli altri il lavoro di un’assistente sociale?

 

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